MARZO

LA STELLA POLARE

La Stella Polare deve il suo nome alla sua posizione perché si trova quasi perfettamente sulla proiezione in cielo dell’asse di rotazione terrestre sul Polo Nord. Essa appare sempre ferma nel cielo mentre tutte le altre stelle dell’emisfero boreale sembrano ruotarle attorno. Infatti gli antichi navigatori la consideravano un essenziale punto di riferimento per orientarsi in mare.
Data la sua posizione, la Stella Polare non è visibile dall’emisfero australe.

Appartiene alla costellazione dell’Orsa Minore di cui è l’astro più luminoso con una magnitudine di +1,97. Fa parte di un sistema composto da una supergigante gialla e da due compagne poco più massicce del nostro Sole e osservabili solo con strumenti estremamente potenti. Si trova a 325 anni luce da noi e si stima la sua età in 50 milioni di anni.

 
Non è particolarmente difficile individuarla: basta seguire la linea formata dalla stelle Merak e Dubhe del Carro dell’Orsa Maggiore (noto anche come Gran Carro) e ben presto incontrerete una stella. Se osservate bene e lontano da fonti luminose, potrete osservare anche le altre sei stelle che con lei formano l’Orsa Minore, detta anche Piccolo Carro.

Facendo parte di una costellazione circumpolare, cioè di quelle che si trovano compresi entro la calotta sferica che ha per centro il polo nord celeste, è visibile per tutto l’anno dalle nostre latitudini. 

La rotazione della sfera celeste, al centro c’è la stella polare.

vESTA








                                                                                                                                                
                                                                                                                                                 Il pianeta nano Vesta ripreso dalla sonda Dawn 
Il pianeta nano Vesta è stato scoperto il 29 marzo 1807 dall’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers a Brema, nell’suo osservatorio privato. E’ il quarto oggetto celeste individuato nella fascia degli asteroidi dopo Cerere, Pallade e Giunone. Essi godettero dello status di pianeta per molti anni, per la precisione fino al 1845, anno in cui venne individuato Astraea, appartenete anch’esso alla medesima fascia asteroidale. Fino ad allora si pensava che questi quattro piccoli corpi celesti fossero i resti di un ipotetico pianeta più grande, chiamato Fetonte, andato distrutto a causa dell’impatto con una cometa. Tale ipotesi andava rafforzandosi man mano che altri oggetti di modeste dimensioni venivano individuati nella stessa fascia compresa fra le orbite di Marte e Giove, a conferma della Legge di Bode come già accaduto in occasione della scoperta di Urano nel 1781.
Oggi invece, nonostante ci sia chi ancora sostiene questa ipotesi, si tende a pensare che la fascia asteroidale in cui Vesta orbita, 
sia una sorta di relitto del Sistema Solare primitivo, in cui tali oggetti non si siano potuti aggregare in un pianeta più grande a causa 
delle interferenze gravitazionali di Giove.
 
Vesta ha un diametro medio di 530 km e le sue dimensioni lo rendono secondo dopo Cerere. Appare particolarmente luminoso ed è uno dei pochissimi corpi celesti del quale abbiamo dei campioni originali di roccia, giunti sul nostro pianeta come meteoriti. Ciò ha permesso di acquisire una quantità di informazioni maggiore rispetto agli altri pianetini: si suppone che Vesta abbia un nucleo metallico di ferro e nickel, un mantello roccioso di olivina e una crosta formata da rocce basaltiche.
Sulla sua superficie sono stati osservati vari crateri.







                                             
                                                                                                             Marcia, cratere di Vesta, ripreso dalla sonda Dawn. 

Dall’agosto 2006 Vesta è stato classificato come pianeta nano assieme a Cerere, Pallade, Giunone e Plutone, includendo anche 
altri oggetti transnettuniani dalle dimensioni ad esso paragonabili.